GALAMELLA

15.09.2018

LA CREMA SPALMABILE NAPOLETANA SENZA OLIO DI PALMA

Qualche anno fa e precisamente nel 2014, Dario Meo ha lanciato un nuovo marchio di crema spalmabile: Galamella.

La qualità delle creme è eccezionale, in quanto sono fatte con il 43% di nocciole campane, cacao puro e olio extravergine d'oliva, senza aggiunta di conservanti o aromi artificiali. Tutto naturale, come una crema fatta in casa.Ed infatti le prime prove Dario Meo le ha fatte proprio in casa sua. Pian Piano le creme sono entrate anche nelle case degli italiani e ad oggi sono otto i gusti che possiamo trovare sul mercato: la classica fatta con le nocciole, quella di arachidi, la bianca, quella a pistacchio, qualla a mandorle, quella con le noccioline, la fondente e infine quella vegana.
Ce n'è davvero per tutti i gusti, una grande varietà per accontentare tutti i palati.
Dario Meo, il creatore della Galamella, ha sempre avuto un rapporto
positivo ed ottimistico con il cibo e dopo una lunga esperienza all'interno del mondo gastronomico, ha voluto trasmettere la sua filosofia ed il suo amore per il buon cibo.
Lo abbiamo incontrato nel suo store a Via Monteoliveto per chiedergli in che modo è nata Galamella e quali sono i progetti futuri.

Com'è nata Galamella?

«Io sono nato e cresciuto con "quella", io la chiamo l'Innominabile, non la sentirai mai nominata da me, in nessun posto. Ad un certo punto, visto che già lavoravo nel food, mi sono reso conto che mancava un prodotto di qualità per sostituire "quella". Mi sono detto ma perché devo dare questo alimento che non è sano a me e ai miei bambini. Quindi ho cominciato a fare le prime prove, a casa con il bimby, cercando di prendere spunto da quell'etichetta, sostituire i prodotti e fare un prodotto similare. Già dalle prime prove col bimby ho inserito prodotti di qualità all'interno, quindi nocciole, e ho tolto prodotti che già all'epoca, non per moda ma per credo, pensavo che non fossero idonei, ossia l'olio di palma, che ho sostituito con l'olio extravergine d'oliva. È nato tutto per gioco, volendo creare qualcosa di mio ed è nata così Galamella.

Poi ho cercato i macchinari più idonei per fare questo tipo di prodotto, e ho messo su un laboratorio per ora con altre forze, ma sempre piccolino, come una pasticceria e non come una grande realtà. Siamo andati alle prime fiere e dopo quella a Salerno è partita l'onda mediatica sul prodotto. Da un piccolo articolo di un reporter di zona, la notizia venne presa da Il Mattino, la Repubblica e comincirono a definirla "quella" napoletana. Chiaramente un motivo d'orgoglio, essere paragonati a un colosso italiano di quelle dimensioni. Già all'epoca, risultato o non risultato, ho pensato di avercela fatta. Per me quello già era un risultato. In due anni e mezzo c'è stato tutto un percorso che ci ha portati a creare altri gusti. Oltre alla classica, in due anni sono nati 7 gusti nuovi, cercando un po' di toglierci anche l'etichetta di quelli che volevano imitare solo "quella", ma di dare anche qualcosa di nostro. 

Tutti i prodotti con a base frutta secca sono provenienti dal sud Italia, fatta eccezione dell'arachide che compriamo in paesi del Nord Africa, solo perché in Italia non c'è. Conosciamo i produttori dai quali acquistiamo i prodotti e la filiera è molto molto corta. Siamo arrivati oggi ad un percorso che è un po' diverso, perché abbiamo creato anche il nostro store che è l'emporio Galamella. Si è scelto di vendere anche direttamente il prodotto online o attraverso il nostro punto vendita.»

Quindi non è più possibile acquistare in altri punti vendita?

«Diciamo che noi non lo vietiamo, se ci arrivano delle richieste, noi comunque serviamo chi ci richiede il prodotto, però non siamo noi a cercarli. Chiaramente al momento stiamo coprendo Napoli centro. Se da altri quartieri di Napoli arrivano le richieste non ci sono problemi, e ancor di più in provincia e in altre città d'Italia, perché non abbiamo né la capacità, né la forza di aprire tutti i nostri punti vendita, almeno in questa fase. È tutto un percorso di crescita, perché è nato tutto da un intuizione. È un'idea felice che stiamo sviluppando nelle nostre possibilità.»

Ho notato che ci sono le creme con le etichette personalizzate

«Questa è un intuizione molto molto felice, perché oggi noi vogliamo essere protagonisti un po' in tutto, per cui vogliamo far diventare protagonista il nostro cliente amico. Personalizzando le etichette, che sia una festa di laurea, un compleanno, un avanzamento di carriera o un anniversario. Mentre qualcun altro si è limitato a mettere il nome, noi andiamo oltre, perché possiamo mettere la fotografia o la frase a scelta. Il fatto di fare tutto in casa e di essere molto molto piccoli ci facilita. Il progetto "personalizzazione" sta andando anche molto bene, per ciò che concerne i turisti a Napoli: abbiamo fatto una serie di cartoline di Napoli e il turista porta via non solo il prodotto napoletano ma anche la cartolina di Napoli. Abbiamo vari monumenti di Napoli, Capri, Pompei ...»

Quindi va bene anche a livello turistico?

«Molto, ci sono molte guide che vengono direttamente in loco per far assaggiare il prodotto e assaggiandolo, ovviamente, si cade. L'assaggio ti trasmette il pensiero di volere quel prodotto a casa tua.»

Il percorso degustazione è stato pensato da Lei?

«Si, partiamo dalla crema classica per una questione di storia, perchè per discorso di sapori e delicatezza si dovrebbe partire dalla mandorla. Al momento sono otto tappe, ma una è variabile perché non sempre la facciamo assaggiare, ossia la Vegana. È l'unica che non contiene latte, infatti è stata pensata non solo per accontentare il pubblico dei vegani, ma anche per gli intolleranti al lattosio. In laboratorio potremmo avere contaminazione aerea, abbiamo preferito farla vegana. Quindi a seconda dell'intolleranza puoi decidere se consumarla o meno. »

Dario Meo ha tanti progetti per il futuro di Galamella, infatti a breve sulle pagine Facebook, sia Galamella che Emporio Galamella, partirà un gioco per indovinare due gusti nuovi che usciranno prestissimo. L'obiettivo è quello di andare avanti, senza fermarsi.

di Alessia Giannino

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